COVID-19 e disagio mentale

Come psicologa ho toccato con mano questo disagio…

A ormai otto mesi dalla proclamazione dello stato di pandemia e conseguente lockdown più o meno rigido a cui siamo stati e siamo tuttora sottoposti, abbiamo tutti, in misura più o meno maggiore, dovuto fare i conti con gli effetti che tale situazione di stress prolungato produce sulla nostra mente e sul nostro corpo.

In un’ indagine dell’Istituto Mario Negri di Milano, per esempio, condotta tra il 6 e 20 aprile attraverso un questionario online di 48 domande, di cui 24 sullo stress psicologico, il 52,6% degli intervistati (su un campione di 20.158 ) ha segnalato di aver avuto problemi di tipo psicologico durante la quarantena, di cui 5,5% in forma grave. In particolare il 9,9% ha riportato sintomi depressivi di moderata-grave entità, il 5,6% ansia e il 4% sintomi fisici.

Possiamo dire – commenta Maurizio Bonati, coordinatori dell’indagine – che il 13,4% della popolazione ha avuto disturbi di entità medio-grave, simili a quelli del disturbo da stress post-traumatico. Se non adeguatamente supportati, rischiano di cronicizzarsi“.

Purtroppo le statistiche che continuano a pervenire ai professionisti della salute mentale sono poco incoraggianti, evidenziando l’aumento di disturbi dell’umore, ansia e attacchi di panico, fobie, alterazioni dei ritmi fisiologici del sonno nella popolazione.

Anche chi non ha subito lutti nella propria cerchia di familiari o conoscenti, infatti, ha sofferto forti preoccupazioni per la propria attività lavorativa, se non addirittura per la propria incolumità fisica.
La fascia dei cittadini meno a rischio di contagio e complicazioni, inoltre, ha dovuto affrontare la realtà dello smartworking che, oltre ai numerosi vantaggi che questo comporta, ha però sovraccaricato di lavoro e fatica sia perché sono mancate le attività di svago e sport sia perché la reperibilità quasi 24h su 24 si è rivelata logorante. I genitori smartworkers, in più, hanno dovuto anche improvvisarsi insegnanti dei propri figli e supportarli durante i mesi di Didattica a Distanza. Se a questo si aggiungono le preoccupazioni per parenti e familiari anziani, direi che il quadro è completo!

Come psicologa che lavora con bambini in età scolare e famiglie, ho toccato con mano questo disagio che ha messo a dura prova la tanto proclamata abilità di RESILIENZA e adattamento .

Non ho ricette da regalare. Quanto scrivo è sotto gli occhi di tutti…

Semplicemente, a volte riconoscere e riconoscersi il diritto di “stare male”, concedere il tempo necessario alla propria mente di elaborare lutti e cambiamenti, chiedere supporto, confidarsi e condividere il proprio stato emotivo sono le strategie che ci possono aiutare di più.